“…Ciò che cerchiamo non è un ordine
definitivo, ma un ordine aperto, capace di un
continuo sviluppo ulteriore…”
Kevin Lynch
Non vi è alcun dubbio che la Guastalla storica sia una piccola città affascinante, ricca di angoli facilmente misurabili dall’occhio, con spazi abbastanza larghi da non essere soffocanti e abbastanza contenuti da non essere dispersivi, con edifici di grande identità architettonica ben amalgamati nei percorsi e nelle facciate.
Ogni ospite che viene per la prima volta è sedotto da questo scrigno di piazze e architetture appoggiato tra campagna e golena fluviale, protetto dagli argini a nord e aperto alla valle verso sud, immerso in un verde antropizzato ma ancora soggetto alla potenza del fiume.
Nonostante questo enorme valore, negli ultimi anni si lamenta uno spegnimento della vitalità urbana, un abbandono dei punti di aggregazione, una progressiva indifferenza al luogo; criticità che sembra spingere verso una perdita di identità.
Spesso vengono additate tra le cause l’ingresso di nuove etnie e la crisi economica che porta a frequentare meno gli spazi commerciali e, certamente non ultimo, un terremoto che sembra aver colpito solo i luoghi pubblici.
Certamente nessuna di queste evidenze può essere ignorata, tuttavia un atteggiamento critico che si limita ad additare le negatività finisce col generare sfiducia nelle possibilità di cambiamento e l’abbandono di ogni partecipazione alla vita della comunità. Eppure a Guastalla sono numerosissime le associazioni di volontariato in ogni campo, dallo sport, alla cultura, al sociale. L’assessorato alla cultura insediatosi nel giugno di quest’anno propone un punto di vista che si lasci alle spalle i lamenti e le lodi del buon tempo andato: è ora di reagire, di cominciare a considerare le risorse e non solo le assenze, di riscoprire la bellezza che diamo per scontata pur non conoscendola a fondo. Dobbiamo tornare a essere curiosi.
L’assessorato può assumere un ruolo progettuale, definire temi di intervento e diventare regista di situazioni che accolgano e producano cultura creando il desiderio di andare oltre, di approfondire, innescando un processo virtuoso che da una iniziativa ne fa nascere un’altra per naturale estensione.
Per fare ciò è assolutamente necessario che le proposte siano di alta qualità, siano rivolte a un pubblico vasto per età, esigenze e gusti, che coinvolgano i cittadini in una partecipazione concreta e non solo passiva, valorizzando risorse già presenti ma poco conosciute o mai messe veramente in condizione di interagire.
Gloria Negri